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Fotografare č necessario.
Il secolo scorso, l'anno scorso, ieri sarebbero vuoti senza le fotografie che mute, testimoniano.
Quando ho cominciato a fotografare non c'erano grandi scelte di apparecchi fotografici. Ma l'ostacolo maggiore era costituito dalla poca disponibilitā di denaro: la guerra (la II) era da poco terminata.
All'epoca circolavano strani parallelepipedi neri con un obiettivo ed una levetta che ne comandava lo scatto. Nessuna regolazione: velocitā, messa a fuoco, diaframma... tutto fisso! Il formato della pellicola che usavano era 6x9 cm; il prezzo abbordabile.
Poi comparvero le macchinette fotografiche denominate "Comet", di produzione italiana e, se non ricordo male, utilizzavano il formato 4,5x6 cm, avevano l'otturatore regolabile tra B e 1/30", il diaframma fisso e la messa a fuoco variabile.
Da questa breve rimembranza ho dovuto escludere la "nobile tedesca" - la LEIKA - perchč, anche se giā in vendita anteguerra, per me il prezzo la classificava fra le merci provenienti da altri pianeti!
A iniziare dalla fine degli anni 50 ci fu l'imbarazzo della scelta. E da allora la riviera salentina, l'architettura, il barocco, le campagne, i boschi, le albe, i tramonti, la mia cittā...
Le foto divennero poi riprese televisive che mi portarono a descrivere il mio territorio con diversi temi.
In questi ultimi tempi sono ritornato alla fotografia per tentare di "catturare" l'anima dei fiori.